domenica 11 dicembre 2011

Contrordine Compagni: si gioca! L'NBA parte a Natale


 Do they know it’s Christmas time?  
Si ricomincia a Natale: la lega ha rilasciato martedì il calendario della stagione ridotta, saranno 66 le partite, e come da previsione non sono mancate alcune situazioni curiose. Gianluca Comuniello e Karim Nafea
 
Per esempio sono previsti 42 back to back to back, cioè “turni” in cui la stessa squadra giocherà per tre giorni di fila. Salta all’occhio il fatto che i Toronto Raptors nel solo mese di gennaio scenderanno in campo per ben 19 volte, il che ovviamente è un record di franchigia; alcuni classici sono stati salvati e verranno giocati per due volte, come Dallas-Miami che oltre alla rivincita di Natale di Dallas verrà ripetuto a Miami.
Una stagione così raccolta è sicuramente una cosa positiva per noi appassionati ma per le squadre più anziane il dover giocare molto spesso, con poco riposo, potrebbe essere qualcosa di insostenibile.
In ogni caso la lega, i proprietari ed i giocatori sono usciti dal lock-out alla solita maniera NBA: siamo tutti strafichi, c’abbiamo tutti guadagnato, a noi la crisi non ci tocca, avete montato un gran casino ma noi siamo tutti amici!
Tra tutti i sorrisi c’è anche l’effettiva soddisfazione per aver finito il desolante balletto burocratico cominciato quest’estate.
Un balletto che ha portato qualche cambiamento: innanzitutto la divisione del BRI (Basketball Related Income, cioè l’indotto della lega), la cui percentuale è stata il primo vero problema tra proprietari, che volevano un accordo “alla romana” (50-50), e giocatori che chiedevano un, francamente irragionevole, 57-43.
Nella bozza di contratto la spartizione è fissata al 51.15 % per i giocatori nel primo anno di contratto (con il restante per i proprietari) ed al 50-50 nei restanti nove anni; ovviamente ci sono anche altri “modificatori” come le percentuali di incremento e decremento riguardanti un eventuale surplus del BRI (o, contestualmente, un BRI non all’altezza delle attese).
Due cose molto importanti, legate alla gestione dei contratti, sono l’amnesty, che garantisce ad ogni squadra prima di ognuno degli anni del CBA (collective bargaining agreement) la possibilità di rescindere il contratto di un giocatore (ed uno solo) senza vedere l’ammontare dello stipendio calcolato nel monte salari e lo “stretch” (sic),  che andrebbe ad assicurare ai giocatori la compensazione garantita derivante dalla rescissione di un contratto (in due modi, o, come in passato, con la franchigia che paga la buonuscita, oppure stirando il contratto del giocatore in base ad una percentuale prestabilita per la durata del doppio più uno dei rimanenti anni di contratto).

Praticamente tutto il mondo economico ha ottenuto ritorni incoraggianti dalla fine della serrata e dalla riapertura delle operazioni da parte delle squadre, soprattutto per le aziende che hanno varie deleghe dalla lega.

Ora ci si possono fare finalmente domande prettamente sportive. Per esempio: chi trarrà vantaggio dalla stagione compressa? Come dice Karim più sopra, forse le squadre anziane soffriranno gli impegni ravvicinati. E le più anziane pretendenti al titolo sono Celtics da una parte e Spurs dall’altra. Però, come sottolineato anche da nba.com nei giorni scorsi, i veterani di queste squadre hanno per lunghe settimane rischiato di vedere semplicemente svanire nel nulla la loro stagione, uno delle loro ultime presumibilmente. E la possibilità di giocarsela invece potrebbe spingere ad un entusiasmo rinvigorente, oltre magari a porre un altro tema: per gestire impegni così ravvicinati ci vuole anche esperienza e i vari Garnett, Duncan, Parker, Ginobili, Allen e Pierce quella cosa lì se la portano da casa. Già a cinque anni sembravano veterani. Kidd docet. L’altro tema è: cosa saranno i Miami Heat quest’anno? La botta paurosa della scorsa stagione quali scorie lascerà? Scorie del tipo “abbiamo imparato” oppure scorie  del tipo “non mi posso fidare degli altri due, ci penso io?” Quest’anno Lebron dovrebbe avere in dote più tiri decisivi dello scorso anno, quando era stato deciso che il “go to guy” dovesse essere Wade, per anzianità di servizio. I risultati ci diranno se questo è un bene o un male. E poi i Lakers ovvio, che abbiamo lasciato là, nella polvere texana. Dopo aver per mesi rifiutato sdegnosamente di costruire un super-team con metodo dell’addizione delle superstar (memori del nefasto esperimento della stagione Shaq-Kobe-Payton-Malone… anche se gli ultimi due vicini alla pensione di anzianità anche secondo il recente “metro Fornero”), negli ultimi giorni hanno fatto crescere i rumors circa il tentativo di costruire un trio delle meraviglie composto da Bryant, Howard e Chris Paul. L’NBA, per il momento, si è schierata chiaramente contro l’operazione e sembra esser riuscita nell’intento di farla fallire. Ma soprattutto, i gialloviola dovranno rispondere ad una domanda: esiste una vita dopo Phil Jackson?
E poi ancora c’è New York, alla prima vera stagione del duo Anthony-Stoudemaire e con la tentazione Chris Paul. Come si vede, molto sarà deciso da uno dei mercati più incerti delle ultime stagioni, che terrà banco ancora per diverse settimane.
Proviamo quindi semplicemente a dare qualche “suggestion” su date da tenere presente di questa regular season (più sotto il link alla presentazione ufficiale):
25 dicembre: un sabba natalizio con Bulls-Lakers, Mavs-Heat e Boston-Knicks a farla da padrone.
17 febbraio: altro ritorno di Lebron a Cleveland, ma ormai dovrebbe essere routine.
23 aprile: i Nets giocheranno il loro ultimo match di regular season in New Jersey contro Philadelphia, prima del tanto odiato (dai Knicks) trasloco a Brooklyn.

Buon NBA a tutti, finalmente. 

Nessun commento: